LA FAMIGLIA GERALDINI
Eugenio Gamurrini
Il Malevolti e Celso Cittadini[1], entrambi storici della città di Siena, e Belisario Bulgarini[2] , anch’esso senese, tutti asseriscono che i Gherardini[3] lasciarono Arezzo per la guerra sociale dei Romani nel I secolo a.C.[4], rifugiandosi a Siena con tredici altre famiglie aretine "con le quali si diede un nobile accrescimento alla suddetta città di Siena" (Gamurrini, Vol. II, pag.119).
A conferma di quanto asserito dagli storici citati, il Gamurrini dice che "con ragione fondata nell’autorità dei Gherardini e nel possesso dei loro antichi beni in Valdarno, si può dedurre l’origine dalle città di Arezzo, allora repubblica potentissima".
Da Siena a Firenze: sostengono gli storici che la famiglia de’ Gherardini era sempre "tra le primarie di Fiorenza, etiam nel secolo dell’800".
Ma la prima traccia certa della famiglia si trova nell’archivio dei canonici della Chiesa Metropolitana di Firenze: è una sentenza, emessa in presenza di messi dell’Imperatore Ottone nell’anno settimo del suo regno[5], in cui si parla di Ramberto figlio di Rainero; in un altro strumento del 1001 - atto di donazione alla chiesa stipulato da Pietro Notaro in Fiorentia - si legge di altro Rainero, figlio di Ramberto e padre di Gherardo.Si può quindi ricostruire, basandosi su pochi documenti di archivio (quasi tutti atti notarili di donazione alla Chiesa con data certa) e in particolare sullo storico Eugenio Gamurrini[6], che pubblicò nei 1668 i suoi attenti studi e ricerche in cinque volumi dell"Istoria Genealogica delle famiglie nobili toscane e umbre", uno schematico albero genealogico, alla cui base sta Rainero nell’anno 910: seguono, in linea diretta, Ramberto (950), Rainero (990), Gherardo (1020) e Cece (1050). A questo punto i documenti permettono di conoscere i primi rami laterali dell’albero, a partire da Uguccione (1090), figlio di Cece; il figlio di Uguccione è Ottaviano (1120) che è padre di Gherardino; siamo nel 1150.
Giovanni Villani[7], afferma che nei 1172 tre figli di Geraldino- Maurizio, Gherardo e Tommaso - lasciano Firenze al tempo della guerra civile "tra i grandi che possedevano torri[8] in Fiorenza". Aggiunge Gamurrini (Voi. II, pag. 115-121) che "avendo i Geraldini torri molto alte in Fiorenza, cominciarono a voler abbattere gli altri cittadini; e percuotendosi l’uno e l’altro, furono forzati ad abbandonare la città e ritirarsi alla campagna".
[1] XIV secolo
[2] XV secolo.
[3] Nome primitivo dei figli di Gherardo, che poi diventerà Geraldini.
[4] Guerra sociale: detta anche guerra marsica o italica, combattuta tra il 90 e l’88 a.C. dagli alleati, detti socii, contro Roma. Le popolazioni marsiche e sannite, esclusi etruschi ed umbri, uniti in lega con capitale Carpinio in Abruzzo, lottarono contro Mario, Silla, Pompeo e Strabone ottenendo alla fine la cittadinanza romana.
[5] Ottone il Grande: Imperatore del Sacro Romano Impero. Incoronato Imperatore nel 962: siamo quindi nel 969.
[6] XVII secolo
[7] XV secolo.
[8] Società delle torri: preminenza delle famiglie gentilizie, concordemente sostenute dagli altri ceti più importanti - mercanti di Calimola ed ecclesiastici - perché il supremo obiettivo di estendere il Comune nella campagna corrisponde all'interesse di tutti: la nobiltà cittadina consolida il possesso della terra, i mercanti vedono aperte le vie al loro commercio, il Vescovado rafforza la propria giurisdizione, che viene a coicidere con quella civile del Comune, il quale, riunendo la città alla campagna, mira all'equivalenza del contado con la diocesi. E' quell'ambiente di concorde cittadinanza che fu esaltato dai cronisti, in confronto all'età seguente, e che Dante contrappose alla città dei tempi suoi come la Fiorenza del Cacciaguida.