Alessandro Geraldini
GERALDINI

Convegno Storico Internazionale: I Geraldini di Amelia nell'Europa del Rinascimento

Dottor Lluìs Lucero: "Rapporti diplomatici tra l'Italia e la Spagna: Antonio Geraldini"

RAPPORTI DIPLOMATICI TRA L'ITALIA E LA SPAGNA:

ANTONIO GERALDINI, TESTIMONE DELL'AMBASCIATA

DI JOAN MARGARIT PRESSO SISTO IV

Lluís Lucero Comas

Institut de Llengua i Cultura Catalanes

Universitat de Girona

Mi sembra, innanzitutto, d'obbligo chiedere scusa per gli errori, probabili, che possa commettere parlando italiano, una lingua che non finirò mai di studiare e, dunque, di apprezzare. Vorrei, anche e sopratutto, ringraziare l'organizzazione di questo Convegno Storico Internazionale sulla famiglia Geraldini di Amelia del gentile invito a partecipare. Se ho accettato subito, senza troppo pensarci, è stato per motivi anche sentimentali. Mi spiego: nel lontano aprile del 1988, quand'ero ancora all'università facendo i miei studi di Filologia Catalana, cioè quindici anni fa, partecipai, quasi costretto dalla professoressa Mariàngela Vilallonga - che mi chiede di scusarla per la sua assenza - al mio primo convegno con una comunicazione su Antonio Geraldini intitolata "Sobre uns poemes inèdits d'Antonio Geraldini conservats a l'Arxiu Capitular de la catedral de Girona"[1]. L'anno dopo scrissi una lettera al Comune di Amelia e venni a sapere dell'esistenza del "Comitato Permanente Alessandro Geraldini", che mi fece arrivare diversi materiali, tra i quali qualche articolo della Professoressa Igea Frezza Federici, che ci onora oggi con la sua presenza. Poco dopo incomminciai un breve, purtroppo, ma fruttuoso rapporto epistolare col dottore Ermanno Santori, alla cui memoria dedico la mia modesta relazione. Nel marzo del 1992 partecipai ad un altro convegno con un'altra communicazione di argomento simile: "Sobre un poema d'Antonio Geraldini dedicat a Bernat Margarit"[2]. Però già dal 1990 le mie ricerche erano centrate su un altro personaggio, Joan Margarit i Pau, cugino del precedente Bernat, e nella sua opera magna, i Paralipomenon Hispaniae libri decem, oggetto della mia tesi di dottorato, ancora e purtroppo in fieri[3]. Quest'invito mi ha offerto, dunque, la possibilità di ritornare indietro, fino alla mia passata giovinezza di ricercatore. Verso la fine di settembre del 1994, presentai all'Università di Girona il mio lavoro di ricerca sul secondo libro dei Paralipomenon. Ci misi una citazione iniziale di Antonio Geraldini: Cultura uestris digna laboribus, tratta dal poema di cui oggi vorrei parlarvi. Mi sono permesso dunque, e grazie all'invito dell'organizzazione di questo interessante convegno, di associare nella mia relazione i due personaggi a cui devo il mio ingresso nell'affascinante ma faticoso mondo della ricerca storico-filologica: l'esca, Antonio Geraldini, e l'amo, Joan Margarit. Non è, però, un'associazione gratuita: uno dei personnaggi, a cui va dedicato il poema che ho appena menzionato, è proprio Joan Margarit. Ma forse sarebbe già l'ora di finire l'esordio e cominciare a parlare di quello che ci interessa.

[1] Actes del IXè Simposi de la Secció Catalana de la SEEC, Barcelona, Publicacions de la Universitat de Barcelona, 1991, vol.I, pp.431-436.

[2] Actes de les Jornades d'homenatge a Dolors Condom, Annals de l'Institut d'Estudis Gironins, XXXI (1990-1991), pp.89-98.

[3] Questa tesi avrà come titolo "Els Paralipomenon Hispaniae libri decem de Joan Margarit: edició crítica, traducció i estudi".