Alessandro Geraldini
GERALDINI

I CODICI VATICANI DELL'ITINERARIUM DI ALESSANDRO GERALDINI

Anna Maria Oliva

Consiglio Nazionale delle Ricerche

 I Codici Vaticani dell’ "Itinerarium" di Alessandro Geraldini


Il professor Brugnoli in una interessantissima relazione sul Paradiso terrestre di Alessandro Geraldini, recentemente presentata alla Società Geografica Italiana, ha avanzato l’ipotesi che la pubblicazione dell’ "Itinerarium ad regiones sub aequinoctiali plaga constitutas" nel 1631 dovesse essere considerata una vera e propria "manovra" in linea con la politica coloniale di Urbano VIII. Il relatore lamentava inoltre, in quella sede, l’impossibilità di reperire alcun manoscritto  dell’opera ed avanzava quindi dubbi sulla sua autenticità[1].

Le mie lunghe ricerche intorno a queste tematiche presso l’Archivio Segreto Vaticano e la Biblioteca Vaticana sono state "generosamente" premiate con il ritrovamento di ben due codici dell’ Itinerarium: uno conservato presso la Biblioteca Vaticana Fondo Ottoboniano Latino ed un altro conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano Fondo Borghese.

Di entrambi mi riprometto di avviare un attento studio ed analisi testuale al fine di pubblicare una edizione critica dell’opera. In questa sede mi limiterò quindi a presentare una scarna descrizione dei due codici anticipando alcune brevi considerazioni.

Il primo codice è stato reperito presso la Biblioteca Ottoboniana il cui nucleo risale alla metà del ‘500.

Il Fondo Ottoboniano venne comunque riunito per la maggior parte da papa Alessandro VIII, un Ottoboni appunto che riuscì a raccogliere le diverse parti che componevano la biblioteca antica e che si erano disperse presso varie famiglie nobili romane, e che andò arricchendo la sua biblioteca con l’acquisto di numerose opere di pregio. Questo potrebbe essere il caso del nostro manoscritto.

Tra il 1740 e il 1745 gli eredi del cardinale Pietro Ottoboni vendettero a papa Benedetto XIV per la Vaticana appunto i manoscritti della biblioteca di famiglia.

Il codice dell’Itinerarium si trova in una lista di duecentosettantasei volumi così definiti all’atto della vendita: "codici politici Ottoboniani interessanti la Santa Sede, che potrebbero unirsi agli altri già trasportati in Archivio Segreto Vaticano e che tuttavia si ritengono dagli eredi del defunto Ottoboni". L’Itinerarium venne a quell’epoca stimato sessanta baiocchi, un prezzo molto basso rispetto ad altre opere ivi contenute. Evidentemente alla metà del settecento gli interessi politico-culturali della Curia Romana erano ben lontani dalle prime cronache americane.

L’Ottoboniano Latino è un codice cartaceo di 68 fogli che l’Inventarium Codices Ottobonianorum Latinorum definisce "exaratus saeculo XVI".

Il manoscritto presenta una rilegatura in pergamena con decorazioni di buona fattura, la scrittura è invece molto corsiva e poco curata. L’inchistro color ocra ha notevolmente danneggiato la carta di modo che la lettura del codice risulta alquanto difficoltosa.

Il manoscritto comprende, oltre all’Itinerarium, altri cinque fogli non numerati contenenti "nonnulla ad Gentem Geraldinam pertinentia": si tratta della copia di tre lettere, di cui due del re d’Aragona Ferdinando II, che nel 1473 decantava le glorie ed i meriti della famiglia Geraldini cominciando da quell’Angelo, zio di Alessandro, illustre diplomatico al quale in più occasioni vennero affidati difficili e delicati incarichi diplomatici da parte di vari sovrani e del pontefice. Molto probabilmente anche da questa documentazione Onofrio Geraldini trasse elementi per l’edizione dell’opera nel 1631.

A questa piccola raccolta di lettere segue, nei sessantotto fogli successivi, articolati in XVI libri come l’opera a stampa, la cronaca del viaggio alla nuova diocesi americana.  

Ci siamo ripromessi di avviare un attento studio testuale del codice da collazionare poi con il testo del codice Borghese.

Ma da un primissimo esame comunque sembra emergere una sostanziale fedeltà dell’opera a stampa al manoscritto se si esclude la significativa omissione degli aggettivi possessivi: itinerarium meum, che ci fa ipotizzare si possa trattare di una copia dell’autore stesso se non addirittura dell’originale.

L’altro codice da noi reperito è conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano, Fondo Borghese. Tale Fondo si venne formando dall’unione all’antico nucleo Borghese della documentazione degli Aldobrandini e dei Salviati.

L’Itinerarium del Fondo Borghese è un codice cartaceo del XVI secolo sontuosamente rilegato in pergamena con decorazioni in oro. Il codice non contiene il solo Itinararium ma costituisce, potremmo dire, un vero e proprio Corpus Geraldiniano come emerge evidente dal titolo riportato nel primo foglio: "Itinerarium, litterae et orationes Alexandri Geraldini Amerini Episcopus Sancti Dominici ad regiones sub aequinoctiali plaga constitutas, sedente Leone X".

Il manoscritto è cmposto di due parti nettamente distinte: l’ Itinerarium e un epistolario di ben diciannove lettere scritte dal Geraldini in un arco di tempo che va dal 1515 al 1522, e spedite da varie nazioni quali la Spagna, la Germania, l’Inghilterra e la sua diocesi americana di Santo Domingo, ed indirizzate a personalità di indubbio rilievo con le quali Geraldini aveva sempre avuto rapporti, quali l’imperatore, il suo Consiglio regio, il pontefice ed alti prelati della Curia Romana.

Delle diciannove lettere ben dieci risultano inedite: cinque furono pubblicate alla fine dell’ottocento e quattro compaiono anche nell’opera a stampa.

Di questo epistolario ci siamo ampiamente serviti, in un nostro saggio di prossima pubblicazione, per esaminare l’attività epistolare di Geraldini a Santo Domingo.

All’interno del codice tra epistolario ed  Itinerarium si possono rilevare molteplici e significative discordanze che meriterebbero certamente un approfondito studio: l’epistolario infatti risulta di mano diversa dall’Itinerarium, con una scrittura molto più calligrafica e posata rispetto a quella corsiva ed un po’ dimessa dell’Itinerarium. Anche l’inchiostro color ocra, molto penetrante e talvolta corrosivo dell’epistolario appare molto diverso da quello nero dell’Itinerarium.

Infine un altro elemento molto interessante è la filigrana che nell’Itinerarium appare completamente diversa da quella dell’epistolario.

Un attento esame di tutti questi elementi ci consentirà di rispondere senza dubbio ai molti quesiti che affollano la mente: per quale motivo vennero copiati l’Itinerarium e le epistole? Chi unì i due manoscritti? Quando? Perché?

A tale proposito si può solo notare che l’inchistro usato per il titolo del Corpus sembrerebbe identico a quello delle epistole. Si potrebbe forse avanzare quindi l’ipotesi che il codice del Corpus fosse stato predisposto come testo per l’edizione a stampa dell’opera del Geraldini ma tale ipotesi non sembra sostenibile per motivi cronologici (il codice sarebbe infatti del XVI° e non del XVII° secolo) e poi perché nell’opera a stampa solo quattro lettere delle diciannove riportate sarebbero state pubblicate.

Da questi pur brevi cenni si può comunque senza ombra di dubbio sottolineare l’importanza di un tale ritrovamento, che a nostro avviso, fuga i dubbi sull’autenticità dell’Itinerarium, smentendo quindi l’ipotesi della "montatura politica" d’epoca seicentesca.

Lo studio attento di questa opera tanto discussa consentirà inoltre di acquisire utili nuovi elementi, dal punto di vista storico-politico, sulla figura e l’attività di questo poliedrico personaggio.
L’analisi testuale dell’Itinerarium unitamente allo studio delle sue altre opere disponibili potrebbero infine consentire di approfondire lo studio del Geraldini umanista ed erudito e valutare quindi appieno quale apporto, in quella veste, egli possa aver dato alla diffusione della cultura italiana ed europea del suo tempo nel Nuovo Mondo.

[1]    N.d.r.: anche lo storico P.E.Taviani, considerato il maggior esperto italiano di Colombo, era della stessa opinione, prima delle ricerche della dott.ssa  Annamaria Oliva; dalle sue opere si deduce che non ha mai letto, o almeno studiato e approfondito l’Itinerarium, annoverandolo tra le opere minori ne La genesi della grande scoperta, Novara 1974,  vol. II, p. 54. In tutt’altra ottica, invece, l’Itinerarium stato letto e studiato dal più grande esperto mondiale di Colombo, Samuel E. Morison, (Cristoforo Colombo-Ammiraglio del Mare Oceano, tr. It. Bologna, Il Mulino, 1962, e Storia della scoperta dell’America, Rizzoli 1978) che seguendo le indicazioni di Colombo e soprattutto di Alessandro Geraldini nell’Itinerarium, identifica, fornendone anche una carta geografica, l’isola che Colombo scoprì nel suo secondo viaggio e battezzò, per riconoscenza verso i fratelli Geraldini e per mantenere una promessa fatta ad Alessandro, Gratiosa: il nome della madre di Antonio ed Alessandro.