Alessandro Geraldini
GERALDINI

AMELIA, ROMA E SANTO DOMINGO

Jurghen Petersohn

Sonderdruck aus

QUELLEN UND FORSCHUNGEN AUS ITALIENISCHEN ARCHIVEN UND BIBLIOTHEKEN

76/1996

Herausgegeben vom Deutschen Historischen Institut in Rom

Niemeyer
 

 

INHALTSVERZEICHNIS

Jahresbericht 1995 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . .   VII-XXVIII

Nikolai Wandruszka, Stadtische'Sozialstruktur und "Inurbamento" in Bologna am Beispiel der Capitane von Nonantola

 (11.-14. Jahr­hundert) .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Hubert Houben, Laienbegrabnisse auf dem KIosterfriedhof. Un­edierte Mirakelberichte aus der Chronik von Casauria' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Aldo Messina, Artigiani messinesi nei secoli XIII e XIV . . . . . . . . . . . . . . .

Andreas Meyer, Manducator von Lucca. Ein unbekannter Kanonist des friihen 13. Jahrhunderts. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Jiirg Schmutz, Notariatsakten als prosopographische Quelle fiir die Universitatsgeschichte. Ein Neuansatz zur Auswertung der Memo­riali del Comune von Bologna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Karl Borchardt, Reg. Vat. 62': Ein päpstliches Dossier zur Politik gegeniiber UngIaubigen und Schismatikern aus dem Jahre 1369 .. . . . . . . . . .

Paolo Cherubini, Frammenti di quaderni di scuola d'area umbra alla fine del secolo XV . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ..

Jürgen Petersohn, Amelia, Roma e Santo Domingo. Alessandro Geraldini e la sua famiglia alla luce di un convegno recente e di fonti

 contemporanee. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Volker Reinhardt, Der rastlos bewahrte Pontifex. Eine ikonologi­sche Deutung der Fresken Vasaris im "Saal der Hundert Tage"

der Cancelleria. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Wolfgang Reinhard, Amici e Creature. Politische Mikrogeschichte der romischen Kurie im 17. Jahrhundert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Volker Sellin, "Heute ist die Revolution monarchisch". Legitimitat und Legitimierungspolitik im Zeitalter des Wiener Kongresses

Peter Hersche, Max Weber, Italien und der Katholizismus . . . . . . . . . . .

Michèle Schubert, Auseinandersetzungen iiber Aufgaben und Ge­stalt

des Preußischen Historischen Instituts in den Jahren von

1900 bis 1903. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . .. . . .. . . . . . . . . . . . . .. . . . .. . . .

Jens Petersen, Das deutschsprachige Italienbild nach 1945. . . . . . . . . . . . . .

Miszellen

Claudia Zey, Die Synode von Piacenza und" die Konsekration Te­dalds zum Erzbischof von Mailand im Februar 1076 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Jürgen Charnitzky, Neuere Studien über Giovanni Gentile. . . . . . . . . . . . . . .

Tagungen des Instituts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Circolo Medievistico Romano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Anzeigen und Besprechungen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 

AMELIA, ROMA E SANTO DOMINGO

Alessandro Geraldini e la sua famiglia alla luce di un convegno

                        recente e di fonti contemporanee*

di

JÜRGEN PETERSOHN

La nebbia dell'oblio sulla famiglia Geraldini di Amelia (Umbria) nel Rinascimento comincia a dileguarsi. Dopo una biografia del diploma­tico e vescovo curiale Angelo Geraldini (m. 1486) [1] e la pubblicazione delle relazioni e memorie della sua legazione a Basilea, in seguito al tentato Concilio di Andrea Jamometié, negli anni 1482 e 1483, [2] è stata pubblicata una nuova edizione critica, con un commento esauriente, della "Vita Angeli Geraldini" redatta da suo nipote Antonio Geraldini (m. 1489). [3]

* Al tempo stesso recensione dell'opera: "Alessandro Geraldini e il suo tempo". Atti del convegno storico internazionale, Amelia 19-20-21 novembre 1992, a cura di Enrico Menestò (Quaderni del "Centro per il collegamento degli Studi medievali e umanistici in Umbria" 31), Spoleto, Centro Italiano di studi sull'alto medioevo, 1993, pp. IX e 382. - Ringrazio dott.ssa Mirelli dell'Istituto Storico Germanico per la revisione della mia stesura italiana.        
 

 

Da un altro punto di vista, la ricerca recente si è rivolta verso un personaggio di questa casa della generazione seguente, il diplomatico, vescovo e missionario Alessandro Geraldini (m. 1524). Alessandro, avendo cominciato la sua carriera come il suo fratellastro Antonio al servizio dei re di Spagna, acquistò fama mondiale, non solo perchè promosse i progetti di Cristoforo Colombo alla corte delle Maestà cattoliche, ma, perchè lui stesso, anche dopo una vita ricca di peripe­zie e delusioni, nel 1519, si trasferì come primo vescovo europeo nella sua diocesi d'oltremare, eretta nel 1517 - a Santo Domingo sull'isola di Haiti (La Española) [4] - mettendo per iscritto le sue impressioni e riflessioni sul Nuovo Mondo, e sui problemi e compiti ivi spettanti alla Chiesa, in una dettagliata relazione del suo viaggio, il famoso "Itinerarium ad regiones sub aequinoctiali plaga constitutas", dato alle stampe nell'anno 1631 da un consanguineo successivo, Onofrio Geral­dini dei Catenacci. [5]

Nell'ambito del V centenario della scoperta dell'America, in molti paesi si è dedicata grande attenzione sia alla figura di Alessan­dro Geraldini che al suo viaggo. L'"Itinerarium" è stato presentato in ristampe, in nuove edizioni e moderne traduzioni in italiano e spa­gnolo [6] Sono stati pubblicati numerosi contributi biografici su Ales­sandro. [7]
 

 

            Per questi, però, vale per lo più l'osservazione critica dello storico inglese John Easton Law: "Alessandro's associations with the New World form the focus of most biographical studies and summa­ries". [8] Al contrario, un convegno internazionale tenutosi ad Amelia nel mese di novembre 1992, sotto la guida scientifica di Enrico Mene­stò si è prefisso di valutare la figura di Alessandro Geraldini nel con­testo più ampio della sua epoca e del suo ambiente familiare: "Ales­sandro Geraldini e il suo tempo".

Gli atti di questo convegno raccolgono gran parte delle relazioni e comunicazioni di quei giorni [9] e contengono 17 contributi, che si avvici­nano al tema da diversi punti di vista geografici e storici: Amelia come patria e nucleo della famiglia Geraldini da un canto, Santo Domingo come meta biografica e spirituale di Alessandro nel suo incontro con le colonie spagnole in America, dall'altro. Oltre a ciò, si affaccia il ruolo dominante di Roma come centro politico ed ecclesiastico di questi de­cenni, per tutti i personaggi e le attività nella cerchia di Alessandro.

Fatto salvo l'ordine geografico, i contributi di questo convegno si possono raggruppare in tre categorie tematiche. Un primo gruppo consiste di spiegazioni generali sui tratti politici, intellettuali e scienti­fici del periodo rinascimentale e dell'allora nascente espansione oltremare: Gabriella Araldi, Le corti d’Europa tra­
 
 

 XV e XVI secolo (pp. 3-13); Franco Cardini, La via delle Indie tra immaginario e cono­scenza alla fine del XV secolo (pp. 87-98); Enrico Menestò, Fra Bernardino Monticastri e Cristoforo Colombo (pp. 221-233); Roberto Rusconi, Escatologia e conversione al cristianesimo in Cristoforo Colombo e nei primi anni della colonizzazione europea nelle isole delle "Indie" (pp. 235-285); Louis Vereecke, Antropologia dell'"Indio" in Spagna nella prima metà del XVI secolo (pp. 323-345); Umberto Bar­tocci, Colombo e Copernico. Alle origini della scienza moderna (pp. 355-360). Un secondo gruppo si occupa di ricerche e questioni sulla missione e lo stato naturale della "Nuova India" dal punto di vista di Alessandro Geraldini e dei suoi contemporanei: Roberto M. Tisnés, Alessandro Geraldini e la difesa degli "Indios" (pp. 99-124); Massimo Oldoni, Alessandro Geraldini scrittore (pp. 157-173); Giorgio Bru­gnoli, TI nuovo mondo come locus amoenus in Alessandro Geraldini (pp. 211-220); Teresa Cirillo Sirri, Il vescovo Geraldini e la questione dei cannibali (pp. 287 -322); Giovanna Ardesi, Alessandro Geraldini, il politico nella crisi della chiesa (pp. 349-354). La terza parte, .che qui interessa in primo luogo, è dedicata all'ambito storico-culturale della famiglia Geraldini in genere, e di Alessandro in particolare: Massimo Miglio, La curia papale tra XV e XVI secolo (pp. 15-33); Rita Chiac­chella, I:Umbria e Amelia al tempo di Alessandro Geraldini (pp. 35- 53); Mario Sensi, La famiglia Geraldini di Amelia (pp. 55-85); Mauro Donnini, Alla scuola di Grifone di Amelia maestro di Alessandro Ge­raldini (pp. 125-156); Annamaria Oliva, Alessandro Geraldini e la tra­dizione manoscritta dell' "Itinerarium ad regiones sub aequinoctiali plaga constitutas" (pp. 175-209); John Easton Law, Alessandro Geral­dini and the Tudor Court (1501-1518) (pp. 361-382).

Volgiamo lo sguardo dapprima al complesso di Amelia e della stirpe dei Geraldini. La prima fase dell'ascesa sociale e della crescita di importanza politica di questa famiglia, nella generazione dei figli di Matteo Geraldini (m. 1464), ha riscontrato interesse anche al conve­gno di Amelia. Si tratta dei fratelli Angelo, Bernardino, Battista, Gio­vanni e Geronimo, uomini di Chiesa e diplomatici da una parte (An­gelo fu vescovo di Sessa, Giovanni di Catanzaro), nonchè giuristi di pratica amministrativa di alto prestigio, con molteplici esperienze al servizio di numerosi comuni e principi d'Italia (Bernardino, Battista, Gironimo), dall’altra.

 

          Costoro, comprensibilmente, cercarono di pro­curare anche ai loro figli e nipoti posizioni e cariche promettenti al servizio della Chiesa e dei principi, per conservare e consolidare lo stato acquistato della loro famiglia. Del genus acre fratrum, cioè con le parole di Virgilio, parlò il vate di questa casa, il poeta laureato Antonio Geraldini, in versi indirizzati a suo zio, il vescovo di Sessa, contrapponendo alla cerchia gloriosa dei fratelli di questa genera­zione i Geraldina celebres progenie nepotes.[10]

Lo stato della ricerca sui singoli personaggi qui elencati e trattati nel convegno di Amelia è tuttavia assai variegato. Si rileva inoltre che la biografia su Angelo Geraldini del 1985,  [11] nel frattempo è abbastanza conosciuta in Italia, mentre i suoi risultati sono stati recepiti soltanto parzialmente, a ciò si potrebbe rimediare probabilmente solo con una traduzione in italiano. D'altra parte le possibilità di indagine e di con­trollo delle fonti non sono sempre state condotte in maniera auspica­bile. Capita così che non poche dichiarazioni contenute in questo vo­lume sui membri della famiglia Geraldini nel Rinascimento, si fon­dano su una bibliografia venuta alla luce cinquanta, se non cento anni fa, che in ogni caso non offre dati sicuri. Specialmente l'edizione della "Vita Angeli Geraldini", di Belisario Geraldini, degli anni 1895/96, [12] fIlologicamente poco attendibile e con suo commento notoriamente

 

impreciso, [13] non dovrebbe essere usata più a lungo come base di in­formazione; piuttosto, invece, dovrebbe essere adottata l'edizione cri­tica nuovissima, fatta da Hartmut Peter sulla base dell'autografo di Antonio Geraldini (Vat. lat. 6940)[14],      benché non ancora disponibile al momento della stampa del volume degli atti sul convegno di Amelia.

Numerose asserzioni contenute nel libro su Alessandro Geral­dini si riferiscono a dichiarazioni di Angelo Di Tommaso e Carlo Can­sacchi nelle loro pubblicazioni dagli anni Trenta in poi. [15] Entrambi, studiosi ed esperti estremamente dediti alla storia di Amelia, tuttavia, palesemente, non possedevano una sufficiente formazione paleogra­fica e diplomatica, tanto che il loro occuparsi di fonti storiche origi­nali in non pochi casi indusse in errori. Per Amelia si tratta in primo luogo dell'imponente serie delle "Riformanze" dell'Archivio Comunale di questa città, e dei registri notarili dell’Archivio

 

notarile. Diamo sol­tanto due esempi di un uso scorretto di questi fondi, che anche in pubblicazioni moderne ha portato a conclusioni erronee:

L’imperatore Federico III e papa Callisto III non concessero alla famiglia Geraldini un "titolo comitale"; [16] dalla bolla dell'anno 1455, regi­strata negli atti notarili di Amelia, [17] risulta trattarsi piuttosto di un con­ferimento della dignità di conte palatino, che garantiva ai propri titolari competenze lucrative di giurisdizione arbitraria, come per esempio il diritto di creare notai pubblici o di legittimare bastardi. [18] Il testo della bolla di Callisto III fu, infatti, allegato al protocollo di un atto di legitti­mazione reso esecutivo il 31 marzo 1456 da Angelo Geraldini nella sua qualifica di sacri Lateranensis palatii comes palatinus  [19] e di nuovo nel 1473, quando il vescovo di Sessa legittimò, in base alla stessa auto­rizzazione, due figli naturali di suo fratello Battista. [20]

Inoltre, un attento studio dei testi copiati nelle Riformanze di Amelia, [21]  in base ai quali Di Tommaso ha datato la fondazione della dignità arcidiaconale di Amelia, cioè di un beneficio familiare di casa Geraldini nel capitolo cattedrale della medesima città, nel 1480, [22]per­mette di riconoscere ben presto che la fondazione di questa istitu­zione di fatto appartiene al 1479.[23]

Nonostante i risultati della ricerca raggiunti fino ad oggi, biso­gna concordare senza riserve con l'affermazione di Mario Sensi ri­guardo ai

Geraldini del Quattro e Cinquecento: "c'è ancora spazio per scavare". [24] Dalle voci sui membri di questa famiglia, nel "Dizionario Biografico degli Italiani", ci si possono aspettare nuovi chiarimenti. Importanti sarebbero ulteriori ricerche nell'Archivio Vaticano e negli archivi regionali del paese di questa famiglia. Il trasferimento degli atti notarili di Amelia, fino ad oggi di assai difficile compulsazione all'Archivio di Stato di Terni, [25] ha reso accessibile al pubblico abbon­dante materiale per la storia locale di Amelia e degli Amerini, finora solo poco valorizzato. Su questa base, sarebbe possibile fare soprat­tutto un'indagine dettagliata della rete economica e sociale della fami­glia Geraldini nel proprio ambito patrio.

Ma anche da fonti apparentemente remote, emergono chiari­menti per temi trattati nel convegno di Amelia. Peccato, per esempio, che Mauro Donnini nella sua rappresentazione dell'umanista e peda­gogo Grifone di Amelia non conoscesse la raccolta, fino ad oggi ine­dita, di poesie di Antonio Geraldini nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (R 12 Sup.), [26] che oltre a spiegazioni di interesse biografico ­indipendentemente dal suo significato poetico - permette di studiare le relazioni familiari e di amicizia di Antonio Geraldini in Italia e in Spagna, con la curia romana e le corti di Aragona e di Castiglia. [27] Questa collezione sui fogli 286 v - 287 r contiene un elogio per il suo precettore: "Griphonis Amerini sanctissimi preceptoris sui grammatici rhetoris poetae ac­

 

philosophi epitaphium". La venerazione di Antonio per il suo maestro di letteratura antica, un uomo di vita mo­desta ma di massimo impegno nel trasmettere i classici alla gioventù, che si esprime in questi versi, è quasi identica a quella della Vita di Grifone scritta da Pubblio Francesco Laurelio:

Gryphonis ortum dum petis anxius, Absiste lector; quin potius sacras Mirare uirtutes sepulti,

Que decorant monumenta uatis!

Nemo Platonis stemmata postulet, Nemo parentes Socratis exigat,

 Nemo Catonum sanus altos

Uel Ciceronis auos requirat.

Non sunt uetusti pignore sanguinis Censenda clari lumina saeculi,

Anche per Antonio Geraldini erano l'entusiasmo per la lingua latina, lo zelo pedagogico e il sentimento sociale a costituire la fama

            di Grifone:

. .. inclyta tradidit Precepta sermonis latini

Per uarios celebranda ludos,

 

 

Mox disciplinas Pythagorae docens,

Mores Thaletis uel Senecae tulit,

 Nec arte plures eruditos,

 Quintiliane, tua dedisti!

At quae laborum prçmia rettulit,

 Partitus ultro in munera pauperum Instruxit aut idem imperitos

Aut aluit miserans egenos,

Virtutis usum cum meritis piis

 Sibi reponens, coetera reddidit

 Proque uniuersis laborans,

 Publicus esse parens studebat.

 

Nel campo delle spiegazioni specialmente su Alessandro Geral­dini, anche oggi non si può evitare di costatare che la ricerca e la critica delle fonti finora non hanno condotto ad un fondamento soddisfacente della sua biografia.

Le dichiarazioni sulla vita del vescovo di Santo Domingo, sia nel volume del 1993 sia in altre pubblicazioni, si basano essenzialmente su due biografie relativamente brevi del Sei e Settecento. Si tratta:

1. di una vita intitolata ,,Alexander episcopus Indiarum", in una collana finora inedita di dieci per lo più brevissime vite di vescovi e pre­lati di casa Geraldini, [28] tratta dalla penna di un autore anonimo, redatta nella seconda parte del sedicesimo secolo e comunque dopo il 1569, anno della morte dell'ultimo Geraldini qui elencato, [29] e trasmessa da una mano del tardo Sei o primo Settecento nel codice Barb. lat. 2312 (vecchio XXXII. 103) fol. 121 r - 123 v della Biblioteca Vaticana,

2. di una seconda biografia ampiamente fondata sulla suddetta, ma parzialmente ampliata e modificata, "auctore Onuphrio Geraldino de Catenaccis Amerino, i. v. D., domini Alexandri abnepote", pubbli­cata come appendice all'edizione dell' "Itinerarium" di Alessandro nel 1631. [30]

 

Ambedue le biografie sono state redatte pressoché mezzo se­colo, se non più di un secolo, dopo la morte del loro eroe, fatto che finora non è stato quasi mai considerato. La critica storica, dunque, è invitata a verificare in pieno l'origine e l'esattezza di tutte le asser­zioni, tanto del testo anteriore che di quello posteriore. Questo com­pito finora non è stato svolto, e anche in questo caso si può realizzare soltanto in parte. Ma già fIn d'ora comincia a verifIcarsi quanto espresso disincantatamente da John Easton Law sulla relazione di Onofrio circa le attività di Alessandro Geraldini in Inghilterra - "inac­curate and misleading" [31] - anche per altre parti di ambedue le biogra­fIe.

Fermiamo l'attenzione all'inizio delle Vite, dove si parla della gioventù di Alessandro. Il testo di Onofrio Geraldini, in questa parte, è in larga misura conforme alla Vita di Alessandro nel Barb. lat. 2312; prendiamo perciò come base dell'edizione seguente quest'ultimo testo e mettiamo le varianti del pronipote nell'apparato: [32]

Alexander Geraldinus Amerinus maiorum vestigia sequutus primo  a  iuuentutis tempore a in patria sub Griphone philosopho edu­catus omni litterarum genere abunde refertus, in Hispaniam cum Antonio fratre profectus b est b, ubiC primum armis et d castris d con­tra Lusitanos Hispaniam ulteriorem inuadentes operam e dedit, e castris deinceps f ad regiam aulam translatus g, a poculis Elisabettç reginae inseruiuit h.

Il punto di vista storico qui documentato, che riguarda particolarmente il presunto cammino intrapreso in comune da Antonio e

 

 

 

a-a    adolescens Onofrio Geraldini

b-b    proficisceretur Onofrio Geraldini

c           invece di ubi segue suaque consuetudine politioribus litteris et      poesi ma­xime imbutus, ac paulo post quam in ea substitit Onofrio Geraldini.

d-d   manca Onofrio Geraldini

e       sese Onofrio Geraldini

dein Onofrio Geraldini

 

manca Onofrio Geraldini

fuit Onofrio Geraldini

 

Alessandro Geraldini verso la Spagna, vale a dire una data cronolo­gica essenziale della vita di Alessandro, è luogo comune di quasi tutte le biografie moderne su questo personaggio. Sarebbe importante tro­vare testimoni che possano chiarire i fatti descritti, indipendente­mente dalle due Vite. In questo senso si devono considerare anche le differenze fra i due testi:

Le deviazioni della Vita di Onofrio consistono da una parte in rifiniture stilisti che, dall'altra in cambiamenti contenutistici ed in aggiunte. [33] All'inizio del testo, però, se ne può prescindere. Qui si tratta innanzitutto - senza far menzione della discendenza di Alessandro e dei suoi genitori, e del suo passaggio dal nome paterno (Bossitani) a quello della stirpe materna (Geraldini) - in primo luogo dell'istru­zione letteraria del giovane. L’affermazione che Alessandro sia stato educato nella sua patria sub Griphone philosopho corrisponde alle possibilità scolastiche dell'Amelia di allora [34] e viene confermato da Antonio Geraldini, quantomeno indirettamente, in un poema dedicato al fratellastro, nella collezione di Milano: [35]

Quique hunc instituit, nos socios quoque Omnes, Gripho, bonus gratia publica Claris ingeniis pater.

 

Sia secondo la Vita anonima della seconda metà del XVI secolo,

che secondo la revisione di Onofrio Geraldini, Alessandro, formato umanista da Grifone di Amelia (omni litterarum genere abunde refer­tus), si recò in Spagna insieme al fratello Antonio: in Hispaniam cum Antonio fratre profectus est (rispettivamente proficisceretur). Ma questa asserzione, continuamente ripetuta nella storiografia moderna, è da porre fortemente in dubbio. Antonio Geraldini ha descritto le circostanze del suo viaggio da Napoli a Tarragona nel 1469, come accompagnatore di suo zio, il vescovo di Sessa, ambasciatore di Ferdi­nando I di Napoli alla
 

 

corte aragonese, [36] nella "Vita Angeli Geraldini", senza menzionare la presenza di altri membri della sua famiglia, [37] reclamando solo per sé come unico nipote di Angelo d'essergli a tene­ris annis per uarias oras et postremo ... in Hiberiam secutus. [38] A suo fratello Alessandro accenna nella biografia dello zio, nel caso di alcune caratterizzazioni, talvolta assai individuali, di membri della fa­miglia Geraldini, soltanto occasionalmente, quando enumera la prole delle seconde nozze di sua madre Graziosa con Pace Bossitani.  [39] Tutto ciò porta alla conclusione che Alessandro, nel maggio 1469, quando Antonio arrivò in Spagna con suo zio, che lo fece incoronare poeta da Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia per ordine di Giovanni II d'Aragona [40] e nominare segretario dei re aragonesi, [41] pro­curandogli un brillante ingresso alla corte aragonese,  [42] era ancora troppo giovane per un cambiamento del genere.

Altre fonti conducono a simili risultati. Nell'autunno 1473, quando Angelo Geraldini istituisce una fondazione per borse di studio per i membri della sua famiglia, enumerandone gli autorizzati, men­ziona Alessandro solamente come Alexandrum Pacis quasi alla fIne della serie dei suoi nipoti, mentre suo fratello Antonio, dotato di epi­teti onorevoli, si trova in testa alla loro fIla.  [43] Solo nell'elenco relativo alla grande

 

fondazione familiare di Angelo Geraldini del 28 marzo 1477, la "Oliva de Geraldinis", Alessandro viene elevato con la quali­fica di illustris regis Castelle secretario. [44] Certamente si può conclu­dere che Alessandro si recò in Spagna solo dopo l'ottobre 1473, cioèin un momento in cui Antonio aveva già .rafforzato la sua posizione ed era quindi in grado di appoggiare il fratello più giovane in questo paese.

Riguardo all'attività iniziale di Alessandro in Spagna le due vite differiscono. Quella del Seicento lo lascia prima prendere le armi nella guerra contro i Portoghesi e poi entrare al servizio di corte di Isabella di Castiglia. Onofrio Geraldini dei Catenacci, al contrario, prima del servizio militare fa precedere una fase poetica: in Hispaniam . . . proficisceretur suaque consuetudine politioribus litteris et poesi maxime imbutus, ac paulo post quam in ea substitit, primum armis . .. sese dedito Ma la serie degli eventi da lui suggerita: prima l'attività poetica, poi il servizio militare, che nella Vita precendente non ha un'analogia; non è, tuttavia, verificabile, come dimostra il poema già menzionato di suo fratello Antonio nella collezione di Milano con il titolo ,,Alexandro Geraldino fratri, qui a re militari ad poeticam se transtulerit".  [45] Qui il nuovo "milite dell'Apollo laurigero", in modo metaforico, viene caratterizzato espressamente come emeritus Martis, colui che è passato dai servizi di Bellona a quelli di Pallade: [46]

Frater, laurigeri miles Apollinis,

Iamdudum emeritus Martis, in area

Foelix atque bona ductus ab alite,

 In  sacrum uenias chorum.

 

 

 

Magnum principium transitus optimi,

 

Gradiui a framea ad spicula Cynthii,

 

Bellonae  a studio ad munera Palladis

,

Decurso e stadio ad nemus.

 

Per la biografia spagnola di Alessandro, la testimonianza di An­tonio Geraldini reintegra nei suoi diritti la sequenza: servizio d'arme / servizio di corte della Vita più vecchia. [47] Con ciò si ottiene anche una data "ante quam" per la venuta di Alessandro in Spagna. Secondo le due Vite, egli prese parte alla lotta contra Lusitanos Hispaniam ulteriorem inuadentes. Re Alfonso V di Portogallo, nel mese di mag­gio del 1475, invase la Castiglia per salvaguardare le sue pretese. Le battaglie terminarono nel marzo 1476 con la vittoria di Toro, riportata da Ferdinando il Cattolico. [48] Da ciò ne consegue che Alessandro Ge­raldini dovrebbe essere venuto in Spagna fra l'autunno 1473 e - per quanto avesse partecipato fin da principio alla lotta contro i Porto­ghesi - la primavera del 1475. Quindi intraprese il viaggio verso la Penisola Iberica quattro o cinque anni dopo suo fratello Antonio, al­l'età di diciannove o venti anni, se si rapporta l'evento all'anno 1455, solitamente preso come data della sua nascita. Qui tentò la fortuna dapprima nel servizio delle armi. Dopo un periodo di tempo in cui tornò a dedicarsi all'arte poetica, fu accolto alla corte di Isabella e Ferdinando, dove prima svolse incarichi cerimoniali, poi, al più tardi dal 1477, fu segretario reale.

Che Alessandro avesse mai frequentato uno studium generale non viene affermato in nessuna fonte. Come per suo fratello Antonio, il suo bagaglio intellettuale pare sia consistito solo di un'ottima for­mazione letteraria, che potè realizzare in una corte sensibile a ciò, come segretario - cioè in primo luogo come stilista di missive reali in lingua latina - e poi, autorizzato a ciò, grazie alla competenza retorica dell'umanista, come diplomatico. [49] Fino ad oggi non si può datare esattamente il momento

 

in cui, per la prima volta, ricevette incarichi diplomatici dalle Maestà cattoliche e quando divenne chierico. Le os­servazioni precedenti dimostrano che per mezzo delle Vite del Sei e Settecento non si può stendere una biografia fidata e cronologica­mente esatta di Alessandro Geraldini. È necessaria, quindi - e in que­sto senso Annamaria Oliva e John Easton Law, al convegno di Amelia, hanno offerto contributi essenziali - un'analisi approfondita delle fonti archivistiche e letterarie, soprattutto di quelle istituzioni, alle quali Alessandro Geraldini doveva la sua carriera: la corte aragonese­-castigliana, la curia papale, ma anche i paesi europei fino alla Russia, dove lo condussero i suoi incarichi diplomatici. [50]

In questo contesto non si deve tralasciare un fatto importantis­simo: i genitori di Alessandro e Antonio erano di modesto stato, diver­samente dai fratelli di Graziosa Geraldini, che avevano creato per loro un immenso patrimonio e costituito per i loro figli una solida rete di relazioni con la curia romana. I figli di Graziosa, invece, non potevano usufruire del potente sostegno cardinalizio che aveva assicurato, per esempio, ai loro cugini Agapito, Belisario e Camillo una vasta gamma di benefici. Ancora nel 1487, pochi anni prima della morte di Antonio, re Ferdinando d'Aragona nelle sue suppliche, per garantire un canonicato a Barcellona per il suo secretarius et istoricus, [51] spiegò a papa Innocenzo VIII che costui, nel frattempo divenuto chierico, nullum aliud beneficium preterquam abbaciam quandam non magni reddi­tus in meo Sicilio regno obtinet. [52]   Si trattava dell'abbazia di Gala sull’isola di

 

Sicilia, per la quale Antonio del resto litigava con un favo­rito di papa Sisto IV, Giovanni Filippo de Lignamine, e che aveva per­mutato nello stesso anno con S. Angelo in Brolo nella diocesi di Mes­sina. [53]

I figli di Graziosa Geraldini, alla quale Cristoforo Colombo per amore di Alessandro aveva intitolato un'isola del Nuovo Mondo [54],    nonostante l'avvio propizio che il vescovo di Sessa procurò ad Anto­nio nel 1469, furono costretti a fare molta fatica per favorire la loro ascesa in Spagna. Fra i loro compatrioti c'erano molti pregiudizi sul fatto di vivere nella Penisola Iberica,  [55] ed anche per i fratelli Geraldini la vita all'estero non fu sempre brillante. La loro ultima meta restava l'Italia, Roma e la patria Amelia. Antonio lo menziona chiaramente in un poema diretto ad un suo cugino italiano che lo incoraggiava a tornare in patria: ,,Agapyto Geraldino se in ltaliam reuocanti de Ita­lie laudibus": [56]

 

Quid mirum est igitur, frater Agapyte,

 Si desiderio non minus intimo

Annis pluribus absens

Natalis moueor soli?

Il poema finisce con i versi:

Nec mirum quod amor me patriae grauis

Affectu reuocat saepe solubili. Ogens cognita diuis,

O tellus superum parens!

Ma Antonio non omette che c'erano motivi che lo inducevano ad indugiare nel suo ritorno, e li manifesta in un altro poema della collezione dell'Ambrosiana, indirizzato a suo zio Giovanni Geraldini, vescovo di Catanzaro, che passava gran parte del tempo alla curia Romana o ad Amelia: "Joanni Geraldino pontifici Catacensi patruo suo non debere se, qui iuuenili ardore e patria sit digressus, nisi uirili maturitate et praemiis honestatum in eam reuerti, presertim cum mendica uirtus nulli satis placeat. " [57] Qui la confessione fatta nel titolo è descritta con le parole:  [58]

Detinet tamen magis

Fructus laboris quam labor poetas, Nuda nec placet satis

Camoena cuiquam, non egena uirtus

Ad decora promouet

Alessandro invece, il pastore eroico degli Indios, dolendosi in continuazione della sua povertà e dell'ingratitudine della sua allieva, la regina Caterina d'Inghilterra,  [59] nella sua ultima lettera diretta al

 

cardinale di S. Croce in Gerusalemme,  [60] confessò apertamente che fosse suo intimo desiderio tornare ben presto dalla terra degli anti­podi in Italia, per morire a Roma e trovare lì l'eterno riposo presso i sepolcri dei martiri sconosciuti. [61]

Per Antonio e Alessandro Geraldini la vita all'estero fu evidente­mente soltanto un ripiego, perchè la patria non apriva loro il cammino verso l'alto. In un certo senso essi erano "fuoriusciti"  [62] che portavano la cultura della loro patria all'estero, e nel caso di Alessandro anche al di là delle Colonne d'Ercole.

Amelia, Roma e Santo Domingo - le aspirazioni e le azioni della famiglia Geraldini di Amelia nel Rinascimento resteranno all' ordine del giorno della futura ricerca storica.
 

 

Appendice: Errata corrige

Si notino alcuni sbagli nel volume "Alessandro Geraldini e il suo tempo":

p. 19: angelo Geraldini non divenne abbreviatore sotto papa Callisto III ma già nel 1450 sotto Niccolò V (cf. Petersohn, Ein Diplomat, p. 32). - p. 20: La locuzione "vescovo non residente a Stettino, in Polonia" è imputabile solo alla situazione del periodo dopo la II guerra mondiale, ma non al medioevo. ­p. 57: Antonio Geraldini secondo la sua testimonianza, al momento della sua incoronazione a poeta, alla fine del 1469, non aveva 22, ma 21 anni vigesimo secundo aetatis anno; Vita Angeli cap. 102, ed. Peter p. 282 sg.). Ne consegue come data di nascita il 1448 o 1449 (Petersohn, Ein Diplomat, p. 2 nota 7). ­lvi: Ad Antonio Geraldini non spettava il titolo di "conte palatino" che era riser­vato ai discendenti maschili di suo nonno materno Matteo Geraldini. - p. 57 nota 9: è infondata l'affermazione che si basa su Belisario Geraldini che Antonio sia stato inviato al re di Bosnia nell'anno 1469. - p. 58 sg.: Le armi dei Geraldini ingrandite non solo mostrano i pali d'Aragona ma, in base a una concessione dell'imperatore Federico III, nell'anno 1452, anche la metà di un'aquila coronata (cf. Petersohn, Ein Diplomat, p. 33,124 nota 7). Questo è documentato anche da una serie di epigrammi di alcuni amici poeti di Antonio Geraldini nel codice Vat. Lat. 6940 fol. 72 v (Vita Angeli, ed. Peter p. 157 sg.). - p. 61: L'imperatore Federico III non venne a Roma nell'anno 1454, ma già nel 1452; per il "titolo comitale" conferito da lui, si veda più avanti a p. 259. - p. 63: Angelo Geraldini viene prima nominato rettore del Comtat Venaissin e riceve come tale l'incarico di andare in Provenza da re Renato. Fu elevato vescovo di Sessa nell'anno 1462, non nel 1461. Prese possesso della sua diocesi non nel 1472 (così p. 64 sg.), ma già nel 1465 dopo la fine della guerra angioino-napoletana. Del medesimo anno fanno parte anche i quattro mesi passati a Sessa (cf. Petersohn, Ein Diplomat, p. 118). - p. 66 nota 29: La data del 6 febbraio 1467 per la nomina di Giovanni Geraldini a vescovo di Catanzaro si fonda su una tradizione dubbiosa; la lettera di provisione di Paolo II è del 6 aprile dello stesso anno (Archivio Segreto Vati­cano, Reg. Lat. 648 fol. 45v -46r). Responsabile per la sua ascesa da parte reale non fu re Alfonso V (già morto nel 1458), ma Ferrante di Napoli. - p. 66 nota 30: La data della morte del vescovo Angelo anche sulla tomba è il 1486, non il 1458. - p. 68: Antonio Geraldini, al momento della sua morte, potrebbe aver avuto 41 anni (cf. le annotazioni più avanti a p. 57). - p. 125 con nota 3: La quali­fica "il Quintiliano di Amelia" per Grifone d'Amelia non proviene da Antonio Geraldini. Costui usa la figura retorica di altero nostra aetate Quintiliano (Vita

Angeli cap. 91, ed. Peter p. 265). - p. 153: Angelo Geraldini, nato nel 1422, a causa della sua età non può aver frequentato la scuola di Grifone. Come suo

 

maestro ad Amelia durante !'infanzia la Vita Angeli (cap. lO, ed. Peter p. 174) nomina un magistro Petrus de Claraualle. Che Antonio ed Alessandro siano stati allievi di Grifone non si desume dalla Vita Angeli Geraldini, ma è documentato da altre fonti (cf. sopra p. 264).

ZUSAMMENFASSUNG

Ausgehend von einer Reihe von Neuerscheinungen tiber Mitglie­der der Familie Geraldini aus Amelia (Umbrien) im Zeitalter der Renaissance, wendet sich dieser Aufsatz den Quellen zur Geschichte des ersten in der Neuen Welt residierenden Bischofs von Santo Domingo, Alessandro Geraldini (t 1524), und seines Halbbruders, des Poeta laureatus und k6niglich aragone­sischen Sekretars und Hothistoriographen Antonio Geraldini (t 1489), zu. Durch eine kritische Untersuchung der spateren Viten Alessandro Geraldinis und die erstmalige Auswertung einer Reihe von bisher unbekannten Gedich­ten Antonio Geraldinis aus einer Handschrift der Biblioteca Ambrosiana in Mailand (R 12 Sup.) wird gezeigt, daB die bisherige Annahme, Alexander sei gemeinsam mit Antonio im Jahre 1469 nach Spanien gekommen, nicht zutrifft, dieser seinem Bruder vielmehr erst zwischen 1473 und 1475 auf die Iberische Halbinsel folgte. Durch Grifo von Amelia humanistisch ausgebildet, erreichten sie dort einen beruflichen Aufstieg, der ihnen, wie sie hofften, eine ehrenvolle Rtickkehr in ihre Heimat, ltalien, verschaffen sonte.

 

 

HINWEISE

Verfasser und Verleger geschichtswissenschaftlicher Veroffentlichungen (5.-20. Jahrhundert), die Themen der italienischen Geschichte oder der deutsch-italienischen Beziehungen behandeln, sind gebeten, Rezensions­exemplare ftir eine Kurzbesprechung oder ftir eine Anzeige in dieser Zeit­schrift zu senden an das Deutsche Historische Institut, via Aurelia Antica 391, I-00165 Roma (Tel. 0039/6/660492-1; Telefax 0039 / 6 / 6623838).

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LIEFERHINWEIS

Im Max Niemeyer Verlag Ttibingen sind erschienen und sind lieferbar:

Quellen und Forschungen: ab Band 34

Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom: ab Band 21

N untiaturberichte aus Deutschland: 1. Abteilung, Bande 13 -17, 1. und 2.

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(Aus diesen drei Serien sind Einzelstticke von Nachdrucken alterer Titel

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    2. Teil; VIII, 1. und 2. Teil.

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[1] J. Petersohn, Ein Diplomat des Quattrocento: Angelo Geraldini (14221486), Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom 62, Tübingen 1985.

 

[2] Diplomatische Berichte und Denkschriften des päpstlichen Legaten Angelo Geraldini aus der Zeit seiner Basel-Legation (1482-1483), bearb. und hg. von J. Petersohn, Historische Forschungen im Auftrag der Historischen Kom­mission der Akademie der Wissenschaften und der Literatur 14, Stuttgart 1987.

 

[3] H. Peter, Die Vita Angeli Geraldini des Antonio Geraldini. Biographie eines Kurienbischofs und Diplomaten des Quattrocento. Text und Untersuchungen, Europäische Hochschulschriften, Reihe III vol. 570, Frankfurt am Main 1993.

 Sulla tipologia di questa vita come "vita d'ascesa" cf. J. Petersohn, Die Vita des Aufsteigers. Sichtweisen gesellschaftlichen Erfolgs in der Biografik des Quattrocento, HZ 250 (1990) pp. 1-32.

 

[4] Cf. J. Meier, Die Anfänge der Kirche auf den Karibischen Inseln. Die Ge­schichte der Bistiimer Santo Domingo, Concepción de la Vega, San Juan de Puerto Rico und Santiago de Cuba von ihrer Entstehung (1511/22) bis zur Mitte des 17. Jahrhunderts, Neue Zeitschrift für Missionswissenschaft, Sup­plementa 38, Immensee 1991, p. 11 sg.

 

[5] Itinerarium ad regiones sub aequinoctiali plaga constitutas Alexandri Geral­dini Amerini, ed. Onuphrivs Geraldinvs de Catenacciis I.V.D., auctoris abne­pos, Romae 1631.

 

[6] Itinerarium ad regiònes sub aequinoctiali plaga constitutas Alexandri Geral­dini Amerini, Romae 1631, ristampa anastatica a cura di E. Menestò, Todi 1992. - Traduzioni recenti: Alessandro Geraldini, Itinerario por las regiones subequinocciales, presentaci6n de E. R. Demorizi, Santo Domingo 1977; ltine­rarium di Alessandro Geraldini. Viaggio di Alessandro Geraldini di Amelia vescovo di Santo Domingo alle regioni sub-equinoziali,' a cura di A. Geral­dini, con prefazione di P.E. Taviani, introduzione di G. Ferro, nota introdut­tiva di A. Geraldini, Torino 1991.

 

[7] S. Baggio, Alessandro Geraldini di Amelia, primo vescovo residente nella diocesi primate d'America, Grotte di Castro 1985; Idem, Alessandro Geral­dini de Amelia. Primer obispo residente en la diócesis primada de América, Bogotá 1986; R.M. Tisnés, Alejandro Geraldini primer obispo residente de Santo Domingo en la Española, amigo y defensor de Colón, Colección Cate­dral Primada, series estudios 1, Santo Domingo 1987; I. Frezza Federici, Cristoforo Colombo e Alessandro Geraldini, postfazione e appendice di P.E. Taviani, Genova 1992; A. Oliva, Alessandro Geraldini, primo vescovo resi­dente della diocesi di Santo Domingo, in: Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra medioevo ed età moderna. Studi storici in memoria di Alberto Boscolo, a cura di Luisa D'Arienzo, voI. 3: Cristoforo Colombo e la sua epoca, Roma 1993, pp. 419-443. Cf. del resto Meier (come nota 4) pp. 14 sg., 86 sgg., 132 sg. nota 62, nonchè H.E. Polanco, Geraldini (Alessandro), in: Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques 25 (1984) col. 701-703 (lo con­fonde talvolta con suo fratellastro Antonio).

[8] Come p. 256, p. 378 nota 58.

[9] Non fu inviato il testo della relazione di I. Vazquez Janeiro, L'amerino Egidio Delfini generale dei francescani e l'evangelizzazione dell'America nel 1505.

[10] Nella sua esortazione poetica che si rifà alla partenza verso la legazione di Basilea dell'anno 1482 (cf. Petersohn, Ein Diplomat, pp. 152 sgg.) col titolo ,,Angelo Geraldino pontifici Suessano patruo suo, quod ipse iam aetate grauis labores corporis minuere et aprica loca petere deberet", si legge in riferimento ad Amelia:

 

Hic genus acre fratrum

Et Geraldina celebres progenie nepotes;

 

Milano, Biblioteca Ambrosiana, R 12 Sup., foi. 268 r - v, il passaggio citato fol. 268 v. La frase genus acre è basata senza dubbio su Virgilio (cf. Georg. II 167 -169: haec [scil. Italia] genus acre virum Marsos pubemque Sabellam ... extulit), ma è documentata anche altrove; cf. Thesaurus linguae latinae, voI. l, Leipzig 1900, col. 359.

 

[11] Cf. nota 1.

 

[12]  Vita di Mons. Angelo Geraldini vescovo di Sessa, a cura di B. Geraldini, Perugia 1895, rispettivamente con il titolo: La Vita di Angelo Geraldini scritta da An­tonio Geraldini, Bollettino della Società Umbra di storia patria 2 (1896) pp. 41­58,473-532. - Cf. le annotazioni di Petersohn, Ein Diplomat, p. 16 sg.

[13] Addirittura per le tavole genealogiche aggiunte all'edizione della "Vita Angeli Geraldini" da B. Geraldini (nella redazione monografica, come nota 12, pp.99-108) che sono state riprodotte da Sensi, La famiglia (come p. 256) pp. 80-85, si raccomanda da fare attenzione. Non si sa per certo quanto siano fondati i dati anteriori. Molte asserzioni controllabili con fonti ben informate, come la "Vita Angeli Geraldini" di Antonio Geraldini, sono scorrette. Per esempio nel "Ramo di Matteo d'Angelello" (B. Geraldini p. 106, Sensi p. 83) deve essere cambiata la posizione di Giovanni e Geronimo (Girolamo). Fra i figli di Graziosa manca Antonio. Alessandro deve essere posto prima di Costantino. La figlia "Lidonia" si chiamava in realtà Sidonia ecc. (cf. Vita Angeli cap. 96, ed. Peter p. 271). Nella stessa generazione Camillo è regi­strato erroneamente come figlio di Battista (è un figlio di Bemardino, Vita Angeli cap. 97, ed. Peter p. 275). Altrettanto confusa è la discendenza di Battista (B. Geraldini p. 107, Sensi p. 84) e di Geronimo (B. Geraldini p. 108, Sensi p. 88). Almeno per i figli e nipoti di Matteo Geraldini la composi­zione di una tavola genealogica esatta è possibile sulla base delle fonti fami­liari contemporanee.

 

[14] Come nota 3.

 

[15]  A. Di Tommaso, Amelia nell'antichità e nel medio evo, Amelia s. a. (ca.1931). - C. Cansacchi, Capitani ed uomini d'arme di Amelia, Rivista del Collegio Araldico (Rivista Araldica) 34 (1936) pp. 119-123, 202-207, 263­266, 292-296; Idem, Famiglie nobili di Amelia ancora viventi: I conti Geral­dini patrizi di Amelia, ebd. 35 (1937) pp. 398-410; Idem, Cronistoria Ame­rina, ivi 53 (1955) pp. 3-8, 152-155, 184-188; 54 (1956) pp. 94-98, 375­377; 55 (1957) pp. 135-141,428-433; 56 (1958) pp. 232-240; Idem, Agapito Geraldini di Amelia, primo segretario di Cesare Borgia (1450-1515), Bollet­tino della Società Umbra di storia patria 58 (1958) pp. 44-87.

 

[16]   Così Cansacchi, Famiglie nobili (come nota 15) p. 400; cf. Petersohn, Ein Diplomat, p.    33 sg.

 

   [17]  Il diploma imperiale non sembra essersi conservato.

 

[18] Cf. J. Raffalli, Comte Palatin, in: Dictionnaire de droit canonique, voI. 3  (1942) col. 1267; G. Dolezalek, Hofpfalzgraf, in: Handwörterbuch zur deutschen Rechtsgeschichte, voI. 2 (1978) col. 212 sg.

 

   [19] Archivio di Stato di Temi, Archivio notarile di Amelia, vol. 33 (Francesco Ricci) fol. 95 v - 96 v; la bolla papale del 29 maggio 1455 ivi fol. 95 v - 96 r.

 

    [20] Ivi voI. 44 (Nicola Narducci) fol. 59 v - 60 v, 1473 ottobre 11. Si tratta dei figli Ylioneus e Silverius, non menzionati quando viene enumerata la prole di Battista nella Vita Angeli Geraldini (cap. 98, ed. Peter p. 275), procreati con una soluta.

 

   [21] Amelia, Archivio comunale, Riformanze voI. 47, fol. 178 v - 180 r.

 

   [22] Come nota 15, p. 45.

 

   [23]  Si veda fra breve il mio articolo su Giovanni Geraldini nella "Festschrift" per Peter     Herde.

 

[24]  La famiglia Geraldini (come p. 256) p. 78.

 

[25] Cf. Guida generale degli Archivi di Stato italiani, voI. 4, Roma 1994, p. 330.

 

[26] Cf. le indicazioni di P.O. Kristeller, Iter Italicum. A finding List of uncatalo­gued or incompletely catalogued Humanistic Manuscripts of the Renaissance in Italian and other Libraries, voI. 1, London - Leiden 1977, p. 339 sg.; Peter­sohn, Ein Diplomat, p. 262 sg. con nota 94 a.

 

[27]  Non è possibile trattare i mezzi della composizione poetica dei versi di Anto­nio Geraldini nel codice Ambr. R 12 Sup., qui pubblicati per la prima volta, cioè i loro prototipi stilistici, i modelli strofici, le allegazioni allegoriche, ecc. Questo compito è riservato a persone più competenti e dovrebbe essere fatto insieme ad un'edizione completa e commentata di questi poemi. La mia inten­zione è più prosaica: valutare i versi di Antonio Geraldini dedicati ai membri della sua famiglia, agli amici e sostenitori come fonti per la storia del suo casato e del suo ambiente personale, soprattutto in relazione al suo fratella­stro Alessandro. Ringrazio il mio allievo Martin Fìiih, Marburg, per gli utili chiaramenti in merito.

 

[28] Nella serie seguente ci sono vite di: "Angelus Geraldinus episcopus Suessa­nus" , "Antonius protonotarius poeta laureatus", "Alexander episcopus India­rum", "Agapitus archiepiscopus Sipontinus", "Ioannes episcopus Cathacen­sis", "Angelus episcopus Cathacensis", "Sfortia episcopus Cathecensis", "Ascanius episcopus Catacensis", "Camillus abbreviator", "Bellisarius proto­notarius".

 

[29] Ascanio Geraldini, vescovo di Catanzaro, morì nel 1569. Conrad Eubel, Hie­rarchia catholica, voi. 32, ed. Ludwig Schmitz-Kallenberg, Munster 1923, p. 158 indica il 1570 come data per la morte di Ascanio Geraldini, vescovo di Catanzaro. Infatti il capitolo ed i chierici di Catanzaro si adoperarono già il 4 dicembre 1569 per avere un nuovo vescovo; cf. F. Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, voi. 4, Roma 1978, p. 457 n. 22186; L. De Siena, I Geraldini e la Calabria, Rivista storica calabrese N.S. 8 (1987) p. 67. - 'E troppo presto, quindi, indicare come data fmale il 1550 per la stesura della nostra fonte, come fatto da Oliva, La tradizione (come p. 256) p. 208, con riferimento all'anno di morte di Sforza Geraldini, per la redazione delle biografie Geraldi­niane nel codice Barb. lat. 2312.

 

[30] Come nota 5, pp. 229-238. Alle differenze di ambedue i testi accenna anche                Oliva, La tradizione (come p. 256) p. 176 sg. nota 3.

[31]  Come p. 256, p. 361.

 

[32] Riferimenti sono il Barb. Lat. 2312 fol. 121 r rispettivamente Itinerarium, ed.

     Onofrio Geraldini dei Catenacci p. 229 sg.

[33] Non è questa la sede per una discussione sull'importante osservazione di Oli va, La tradizione (come p. 256) p. 177 nota 3, che le relazioni di Alessan­dro Geraldini con Cristoforo Colombo siano annotate per la prima volta nella          Vita redatta da Onofrio Geraldini del 1631.

[34] Cf. Donnini, Alla scuola (come p. 256).

 

[35] Ambr. R 12 Sup. foi. 277 v. Cf. anche sotto a nota 45.

 

[36] Petersohn, Ein Diplomat, p. 128 sgg.

 

[37] Vita Angeli cap. 84-87, ed. Peter pp. 251-256. Una descrizione più detta­gliata di questo viaggio, dedicata da Antonio a suo zio Giovanni, vescovo diCatanzaro - quamuis latius de ipsius itineris ratione ad episcopum Cathacensem opusculum descripserim; cf. anche il titolo marginale: Opus de ratione itinerum ad episcopum Cathacensem (Vita Angeli, cap. 84, ed. Peter p. 251) -, finora non è stata trovata purtroppo.

 

[38] Vita Angeli cap. 102, ed. Peter p. 282.

 

[39] Ex eo Alexandrum ac Constantinum mares, Sidoniam et Tulliam femellas tulit; Vita Angeli cap. 96, ed. Peter p. 271.

 

[40] Vita Angeli cap. 102, ed. Peter p. 282.

 

[41] Vita Angeli cap. 102, ed. Peter p. 283 (dum ego eorundem secretarius essem eo procurante). Le prime affermazioni di questa attività sono due lettere di re Giovanni Il d'Aragona al duca Galeazzo Maria di Milano del 24 e 29 dicem­bre 1469, ambedue stese e scritte da Antonio Geraldini; cf. Petersohn, Ein        Diplomat, p. 132 note 47 e 48.

 

[42] Petersohn, Ein Diplomat, pp. 3, 128.

 

[43]  . .. magnificum et eloquentissimum uirum Antonium oratorem et poetam laureatum ac illustrissimorum Johannis Aragonie et Ferdinandi Sicilie regum secretarium et consiliarium; Archivio di Stato di Terni, Archivio nota­rile di Amelia, voI. 44 fol. 65 v (1473 ottobre 17).

 

 

[44] Firenze, Biblioteca Riccardiana, cod. 395 fol. iij v. Per la fondazione cf. Petersohn,            Ein Diplomat, p. 267 sgg

 

[45] Ambr. R 12 Sup., fol. 277 r - v.

 

[46] Ivi fol.277 r.

  [47] A torto Apostolo Zeno, Dissertazioni Vossiane, voI. 2, Venezia 1753, p. 231 attribuisce il cambio dal "mestier di soldato... alle lettere" di Alessandro Geraldini alle persuasioni di Pietro Martire d'Anghiera, venuto in Spagna nel 1487. Ciò non risulta dalla sua lettera ad Alessandro del 14 settembre 1488, citato dallo Zeno (Opus epistolarum Petri Martyris Anglerii Mediolanensis, editio postrema, Arnstelodami 1670, p. 15, lib. I ep. XXXVIII), ed è anche ronologicamente inconcepibile.

 

[48] T. de Azcona, Isabella Católica, Madrid 1993, pp. 266 sg., 273 sgg., 277 sgg. 49 ­

 

[49] In tal modo i re di Spagna, nella seconda metà del Quattrocento, offrivano ai letterati umanisti, come si vede, possibilità di svolgere attività professionali paragonabili a quelle delle corti principesche d'Italia, fornendo con ciò premesse importantissime per la recezione dell'umanesimo italiano nella Peni­sola Iberica.

 

[50] Alessandro Geraldini e la Russia: Oliva, La tradizione (come p. 256) p. 187 sg.; Eadem, Alessandro Geraldini (come nota 7) p. 422. Le attività diplomati­che di Alessandro Geraldini sono state esaminate in forma soddisfacente solo per l'Inghilterra (cf. Law, come p. 256).

 

[51] La qualifica di storiografo di corte di Antonio Geraldini viene affermata dalle frase secretario y cronista in una lettera di re Ferdinando d’Aragona al protonotario Medina, del 26 giugno 1487; Documentos sobre relaciones internacionales de los reyes católicos, ed. Antonio de la Torre, vol. 2: 1484-1487, Barcelona 1950, año 1487 n. 98 p. 440 sg. Forse si riferisce a questa attività del poeta quattrocentesco la notizio dello Zeno (come nota 47) p. 230: “v’è ancora di Antonio un volume de’ Fasti del Re Ferdinando”.

[52] Documentos, ed. de la Torre (come nota 51) ano 1487 n. 93 p. 436 (1487 giugno 22).

 

[53]   Petersohn, Ein Diplomat, p. 4.

 

[54] Alessandro ne parla nel suo "Itinerarium" (come nota 5) p. 203 sg.: Beri­quaeiam insulam deteximus, que modo Gratiosa dicitur, et nobile matris meae nomen a Colono Ligure inditum tenet . .. . ... nam cum genitricem meam summopere, me minime petente, commendarem, ipse mihi respondit se illustre matris meae nomen alicui nobili insularum inditurum esse. Nel 1522 Alessandro visitò l'isola, ponendovi in onore di sua madre una lapide, la cui iscrizione (cf. Itinerarium p. 192) rappresenta i primi versi latini del Nuovo Mondo; cf. L. M. Kaiser, The Earliest Verse of the New World, in: Renaissance Quarterly 25 (1972) p. 433 sg., per altri suoi poemi di quei tempi ivi p. 434 sgg.; cf. complessivamente J. Ijsewijn, Companion to neo-Iatin studies, Supplementa humanistica Lovaniensia 5, voI. 1, Louvain 1990, pp. 284, 296). L'identificazione dell'isola (o penisola?) è controversa, cf. Kaiser loc. cito p. 431 nota 11; Taviani (come nota 6) p. 8 sg.

 

[55]    Cf. la lettera di Pietro Martire d'Anghiera ad Antonio Geraldini del 19 agosto 1488: Amicorum optimatumque in Urbe degentium dissuasiones me ab Hi­spania deterrere conabantur. Fere pedem reflectere vertereque ad Italiam gressum adegerunt, praeter cetera namque virum Italum, cui pensi ali­quantulum esset, in Hispaniam descendere nullum multi ferebant; Opus epistolarum (come nota 47) p. 15, Lib. I ep. XXXVII.

 

[56]     Ambr. R 12 Sup., fol. 272 v - 273 v; i due pqssaggi fol. 272 v e 273 V. Agapito era un figlio di un fratello di sua madre, Bernardino Geraldini (cf. Vita Angeli cap. 97, ed. Peter p. 275). La frase frater, scelta verosimilmente per motivi metrici, si deve comprendere in senso figurativo.

 

[57] Ambr. R 12 Sup., fol. 287 v – 288 r

 

[58]  lvi fol. 288 r.

 

[59] Doglianze di Alessandro Geraldini contro Caterina d'Inghilterra, ed. G. Pal­mieri, in: n Muratori. Raccolta di documenti storici inediti o rari tratti dagli archivi italiani pubblici e privati l (1892/93) pp. 177-180,218-220,259-263, 2 (1893) pp. 103-109; Law (come p. 256) pp. 370 sgg., 379 sg.

[60] Questa chiesa, a quei tempi, la possedeva in commenda Antonio Maria Cioc­chi da Monte Sansavino, tit. s. Vitalis pesbiter cardinalis; cf. Eu bel III (come nota 29) p. 12 n. 20, p. 62 nota 4.

 

[61] 61 . .. in regione antipodum longe ab hemispherio vestri constituta; - ... ut in ltaliam me referam, ut sub optatissima reuerendissime dominationis tuae clientela perpetuo agam. Cupio enim in urbe Roma, olim domina re­rum, nunc fidei capite, diem obire, et ossa mea inter ipsa incognitorum martyrum sepulcra tenere; Santo Domingo, 8 aprile 1523; ed. Onofrio Geral­dini (come nota 5) p. 275 sg.

 

[62] Per Antonio Geraldini, solo nella sua orazione tenuta il 18 settembre 1486 davanti a papa Innocenzo VIII, in occasione della promessa di obbedienza, da parte dei re di Spagna, si accenna ad un compromesso (forse tattico) fra le esigenze italiane e spagnole della sua biografia, quando si definisce con le parole: Ego enim licet natione sim ltalus, tamen Hispanus sum educatione, quippe qui a teneris annis in Hispania Hispaniorumque regum obsequio versatus; Oratio Antonii Geraldini prothonotarii apostolici poeteque laureati ac regii oratoris in obsequio canonice exhibito ... nomine serenissimorum Ferdinandi regis et Helisabet regine Hispanie Innocentio VIII; fol a v del­l'incunabolo impresso a Firenze della Biblioteca Corsiniana di Roma; cf. In­dice generale degli Incunaboli delle Biblioteche d'Italia, voI. 3 (1954) nn. 4225, 4226; Petersohn, Ein Diplomat, p. 4 sg. nota 23.