Alessandro Geraldini
GERALDINI

Cesare Borgia

Storia Universale Cambridge

CESARE BORGIA
IL VALENTINO

In pochi anni costruì uno stato con l'aiuto del papa padre.

Cesare Borgia, assunse le vesti di principe condottiero il 17 agosto 1498, quando 24 enne depone la porpora cardinalizia e torna allo stato laico.

La sua carriera ecclesiastica inizia all'età di sette anni come protonotario apostolico, canonico nella cattedrale di Valencia, arcidiacono di Jativa e infine arcivescovo di Pamplona, tra onori e benefici attribuitigli doverosamente come figlio di Rodrigo Borgia, cardinale prima e papa poi, con il nome d'Alessandro VI. ( che era nipote del precedente  Papa Callisto III (1378-1458), nativo di Canais, nella Spagna, Catalana, Aragonese e che quando salì sul soglio pontificio nel '55, gli ebrei aragonesi lo indicavano non col nome Alonso Borgia, ma Alonso Borja, ed era l'arcivescovo di Valencia,  più noto con il nome di Aharon Cybo, che era il nome di una famiglia  smaccatamente ebrea).

Nato a Roma tra il 1474 e il 1475, secondo dei quattro illegittimi che Rodrigo aveva avuto dalla sua amante Vanozza dè Cattanei, Cesare era cresciuto tra i fasti della corte papalina, circondato da mezzani e cortigiane, aveva preso la sifilide che gli aveva deturpato il volto e le mani, per questo portava sempre i guanti, mentre la barba mascherava le piaghe sulle guance.

Nel suo passato ecclesiastico c'era pure l'assassinio del fratello maggiore Giovanni, il duca di Gandia, che con tutta la sua inesperienza era stato elevato a gonfaloniere della chiesa dal padre papa.
Un delitto perfetto compiuto nel 1497 da Cesare, per eliminare un rivale
nella scalata al potere.

Il giorno stesso del suo ritorno allo stato laico, riceveva dall'ambasciatore di Luigi XII, alleato con il papa contro     Ludovico il Moro, l'investitura a duca del Valentinois, da cui il "Valentino": diventa suo segretario, e lo accompagnerà come un’ombra fino alla morte, nella buona e cattiva sorte, Agapito Geraldini di Amelia, che firma anche tutti i  documenti più importanti, e che fu grande amico di Nicolò Machiavelli che più volte lo cita nelle sue “Legazioni”.

Il 10 maggio 1499 Cesare, sposava Carlotta d'Arbret sorella del re di Navarra, dopo il matrimonio Cesare affidò a Carlotta la reggenza del feudo, e tornò in Italia con i francesi.

Borgia padre e figlio avrebbero favorito Luigi XII, nella conquista di Milano e di Napoli, mentre il re francese avrebbe aiutato Cesare, nell'imminente lotta contro i signorotti romagnoli.

Nel settembre del 1499 grazie a Trivulzio, l'occupazione del ducato milanese da parte francese era cosa fatta, e il 6 ottobre Luigi XII entrò in Milano, insieme al "cugino" acquisito Valentino.

Nominato dal sovrano francese luogotenente, l'assegnazione di trecento lance e quattromila svizzeri, Valentino con i quarantamila ducati messigli a disposizione del papa, fece assoldare altri 6.000 fanti; la spedizione si mosse il 21 novembre.

Imola e Forlì erano le città più ambite, appartenevano a Caterina Sforza vedova di due mariti, il primo Gerolamo Riario, il secondo morto da pochi giorni Giovanni dè Medici.

Le due città cadono nelle mani di Valentino; Imola senza colpo ferire, Forlì dopo due mesi d'eroica resistenza; Caterina è condotta "ospite" a Roma in castel S. Angelo.

L'impresa in Romagna di Cesare si deve concludere anticipatamente, il re di Francia richiama gli svizzeri, vuole dare il colpo di grazia a Ludovico il Moro, e Valentino con l'esercito dimezzato è costretto a tornare a Roma dove il padre papa gli attribuisce un trionfo degno di "Cesare".

A Valentino servono altri soldi per proseguire la conquista in Romagna, nomina con il consenso del padre, 12 nuovi cardinali sei dei quali spagnoli; il Borgia ne ricava 120.000 ducati, con quei soldi assolda il meglio dei venturieri del tempo e nel 1500 riparte alla conquista della Romagna.

Giovanni Sforza detto lo Sforzino, primo marito della sorella Lucrezia è cacciato da Pesaro; Pandolfo Malatesta cede la sua Rimini, Astorre III Manfredi si arrende, e anche Faenza cade in mano di Valentino.
Cesare è duca di Romagna con nomina pontificia del maggio 1501, le città romagnole sono la base di un progetto molto ampio: un regno nell'Italia centrale.

Il Baglioni e il Vitelli occupano Piombino, l'Elba e Pianosa in suo nome, lui deve seguire Luigi XII nel napoletano, Napoli e Capua sono assediate difese da Prospero e Fabrizio Colonna.
Valentino occupa Capua il 24 luglio, e le sue truppe compiono una spietata strage.

Assiste il padre nella spartizione dei feudi dei Colonna, Savelli e Caetani e nel 1502 riparte per la Romagna, con il tradimento occupa Urbino e Camerino, ora è duca di Romagna, di Valentinois, e d'Urbino, principe d'Andria, signore di Piombino, gonfaloniere e capitano generale della chiesa.

La sua prossima città e Bologna, che il Borgia sogna di far la capitale del suo regno; la repubblica di Firenze preoccupata, invia Niccolò Macchiavelli con l'incarico di legato (rappresentante diplomatico) presso il Borgia, con l'intento di sorvegliarne le mosse, ed avvisare la repubblica gigliata.

In una lettera inviata alla Signoria di Firenze, il Macchiavelli descrive l'eccidio di Senigallia, considerando quest'impresa del Borgia "studiata a tavolino", espressione di una genialità che lo portò  ad affermare: "io non saprei reprenderlo, anzi mi pare come ho fatto, di preporlo imitabile a tutti coloro che per fortuna e con l'armi d'altri sono scesi allo imperio".

Il 9 ottobre alla Magione nel Perugino si riuniscono tutti gli uomini che hanno aiutato il Borgia a costruire uno stato; Paolo e Francesco Orsini, Vitellozzo Vitelli, Gian Paolo Baglioni e Oliverotto da Fermo, decidono un'azione immediata, sconfitti i fedelissimi del Borgia, reinsediano Guidobaldo da Montefeltro ad Urbino, Giovanni Maria Varano a Camerino.

Valentino non ha forze sufficienti per affrontare in campo aperto i suoi ex capitani, così prende tempo, ottiene una tregua grazie al padre, gli arrivano anche armati da Luigi XII, ma preferisce colpirli con l'arma che più gli si addice, il tradimento e l'inganno.

Firmò una pace, confermando le loro condotte più quattromila ducati, i capitani accettano e fanno atto di sottomissione, l'unico a defilarsi è il Baglioni, Guidobaldo da Montefeltro e Giovanni Maria da Varano scappano.
Gli Orsini, Oliverotto e Vitellozzo si presentano soli e disarmati alle porte di Senigallia.
Appena entrati furono dal duca fatti prigionieri, le truppe del Borgia attaccano le milizie degli arrestati nel loro accampamento e li mettono in fuga.
Vitellozzo e Liverotto sono strangolati, gli Orsini pure a Castel della Pieve.

Firenze e Venezia fecero pervenire al Valentino i loro complimenti.

Il piano d'ampliamento del Borgia prevedeva a questo punto, la conquista della Toscana, il papa padre iniziò trattative segrete con la repubblica di Venezia, e con la Francia per preparare il terreno politico e militare.

Ma improvvisamente il papa, muore il 18 agosto del 1503, era andato a cena dal cardinale Adriano Castellesi di Cornaredo insieme al figlio, tutti e trè s'erano ammalati (veleno o malaria ?).
Il papa ebbe la peggio, mentre il Valentino trascorse a letto il periodo del conclave che peraltro si svolgeva sotto il controllo dei suoi soldati.
I Cardinali vennero a patti con il Borgia, offrendogli un salvacondotto pur di toglierselo di torno, ed eleggere il nuovo papa.
Cesare accettò e si trasferì a Nemi, poi il novo papa Pio III, acconsentì di farlo tornare a Roma.

Ma con Giuliano della Rovere non gli andò bene, un accordo pre conclave con il cardinale, prevedeva dietro promessa del mantenimento dei suoi possedimenti in Romagna, e del titolo di gonfaloniere, i voti dei cardinali spagnoli.
Ma il nuovo papa Giulio II non stette logicamente ai patti, fu un grosso errore del Borgia.

Come osservò poi il Macchiavelli: "non potendo fare un papa a suo modo è poteva tenere che uno non fussi papa", avrebbe dovuto farsi eleggere lui stesso papa, principe temporale dello stato della chiesa.

Il difetto fondamentale di questa grande costruzione politica, era quello di non avere un'effettiva classe di governo, tutto era basato sulla rapidità del Valentino, e del potere del padre, era logico che tutto sarebbe crollato appena uno dei due sarebbe morto.

La Romagna è in rivolta, Cesare tenta di imbarcarsi ad Ostia per La Spezia, ma è bloccato dalle guardie pontificie nel novembre del 1503, Giulio II non lo lascia libero finchè la chiesa non rientra in possesso di tutti i territori del Valentino, solo allora gli concede d'imbarcarsi, questa volta in direzione di Napoli.
Il Borgia spera nell'aiuto spagnolo, e Consalvo de Cordova lo accogli affettuosamente, ma poi ricevute istruzioni da Madrid, lo fa arrestare e nel maggio del 1504 lo spedisce in Spagna, dove re Ferdinando lo fa rinchiudere nella rocca di Medina del Campo.

Di lì riesce ad evadere il 25 ottobre 1506 calandosi dalla finestra, e gettandosi nel fossato, fugge verso Pamplona capitale della Navarra, dove spera di rifugiarsi presso un cognato, per la verità mai visto ne conosciuto.
Questi lo aiutò, non certo per riprendersi il ducato in Romagna, ma lo mise a capo di mille cavalieri e lo inviò contro Luis de Beaumont ribellatosi nel castello di Viana.

Il 12 marzo 1507 morì in un imboscata tesagli dagli assediati, fu ritrovato il giorno dopo trafitto da ventitrè colpi di picca.
Una fine poco gloriosa per un uomo d'azione come lui. La sorella Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara, indusse allora il cardinale Ippolito d’Este a concedere i diritti della Diocesi di Capua a un nipote del segretario Agapito Geraldini, “per la servitù della buona memoria di messer Agapito”

Indubbiamente ebbe le doti di un grande soldato, e le qualità e i difetti del tempo in cui visse, fu definito un principe machiavellico, i suoi delitti li compì con calcolo finalizzato e non per sadismo, non differendosi, nel male, da altri personaggi del suo tempo, o contemporanei al nostro secolo.